buonasera lettori
qualche post fa ho parlato della biennale di Venezia di quest'anno, in cui riponevo molte speranze visto il grande dispiego di opere, pubblicità e mezzi.
come sempre dedico la prima visita all'arsenale, da sempre il luogo più interessante e stimolante della rassegna veneta, e come sempre non si è smentito. anche se devo confessare che le prime due sale dopo la grande scultura di Marino Auriti mi hanno lasciato un pò di amaro in bocca: foto di montagne e cieli.
oddio il CAI! è stato il primo pensiero, subito smentito dalle sale successive fino ad arrivare a quelle più suggestiva e coinvolgente: Dahn Vo e i suoi velluti sindone, bellissimi; Pawel Althamer, con i suoi meravigliosi manichini disossati.
il percorso continua e approda nel piccolo spazio del south africa dove Wim Botha crea corpi e testa dai libri, la parola si fa carta e la carta si fa uomo. scendendo a destra c'è l'esposizione della Santa Sede: ottimo lavoro mons. Ravasi!
l'unico vero, grande limite di questa esposzione è la messe di opere esposte, troppo! si fa indigestione, discernere il bello dal mediocre o dal brutto è quasi impossibile, tale e tanta la superficie coperta da cose che una scelta diventa obbligata: uno sguardo veloce alla sala se interessa si entra altrimenti si salta.
sulla base di queste considerazioni confesso di non aver visto i giardini o qualche fuori sede, tre giorni a Venezia sarebbero stati eccessivi, sarei andato in overdose.
PS: confesso inoltre di essere andato in Biennale leggendo una bella biografia di Piero Manzoni, cosa da non fare in assoluto, tutto suona già vecchio, già fatto, 50 anni fa. Ciao, maestro!
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